Innovare l’agricoltura: investire in cultura d’impresa e ricerca

Cultura d’impresa, sviluppo del valore nella filiera, innovazione e ricerca. Queste le linee guida della “nuova” agricoltura italiana indicate oggi dal presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni, all’assemblea di Parma. E proprio sui primi due temi Vecchioni ha avuto nei giorni scorsi un incontro con il presidente di Federdistribuzione, Paolo Barberini, per individuare un percorso comune indirizzato a valorizzare la filiera alimentare nazionale. Si è deciso di agire insieme sui tavoli istituzionali per diffondere cultura d’impresa e far sì che i provvedimenti normativi siano orientati verso la ricerca di maggiore efficienza di sistema e di semplificazioni burocratiche e amministrative. Contemporaneamente verranno promossi incontri diretti tra le imprese della distribuzione e gli operatori delle filiere per facilitare le relazioni tra aziende direttamente operative sul campo e favorire gli scambi commerciali, affrontando temi nodali quali i trend di mercato, la logistica, il confezionamento dei prodotti, le politiche commerciali.

All’assemblea di Parma il presidente nazionale di Confagricoltura ha ribadito: “Va alimentata la cultura di impresa e dell’impresa agricola in particolare, perché siamo un popolo che guarda quasi con troppa diffidenza all’attività imprenditoriale come elemento di crescita e di sviluppo. L’impresa agricola è depositaria di valori universali, curare l’impresa significa tenere in considerazione questi valori e, in particolare, il compito dell’agricoltore di gestire i beni comuni per tramandare alle generazioni future tutto quanto ha ottenuto senza depauperarlo”.

Come supporto determinante alla realizzazione di questa “mission” c’è il piano politico-economico di Confagricoltura, in cui, da un lato si punta al miglioramento delle condizioni economiche, sia sul fronte dei costi, razionalizzando la rete e conseguendo risparmi a vantaggio delle imprese, sia sul fronte della valorizzazione del prodotto e della sua migliore commercializzazione. Contemporaneamente il progetto propone in concreto numerose modifiche alla normativa nazionale in vari settori, dalla ricomposizione fondiaria all’organizzazione economica del prodotto, dalla normativa sul costo del lavoro alla semplificazione burocratica ed all’ assicurazione al reddito.

“Un progetto aperto a tutti – ha ricordato Vecchioni – che vuole unire le imprese, e non le sigle di rappresentanza, coinvolgendo un aggregato di aziende in grado di esprimere centinaia di migliaia di ettari e un giro d’affari di centinaia di milioni di euro”.

Poi la ricerca, che, ha sottolineato il presidente di Confagricoltura: “Non è antitesi della qualità, ma un supporto continuo al miglioramento delle produzioni made in Italy. Un’opportunità che gli imprenditori agricoli, pronti alle sfide come ogni imprenditore di razza, chiedono di poter sfruttare per raggiungere livelli di qualità ancor più competitiva, a costi meno alti, che consentano di crescere sui mercati internazionali. Gli imprenditori agricoli – ha aggiunto Vecchioni – vogliono poter basare il loro futuro su scelte libere, lontane da ideologie e preconcetti. Vogliono poter disporre di una innovazione che ha radici nella tradizione e nella sua continuità di lavoro ed amore per ciò che si produce”.

“Anche per questo Confagricoltura – ha concluso il presidente nazionale – ritiene essenziale traghettare definitivamente il settore agricolo e le sue specificità, che vanno preservate, in un dibattito economico più ampio da cui far scaturire scelte di politica nazionale funzionali alla crescita”. Ed è indubbio il contributo delle imprese agricole allo sviluppo del Paese. Innanzitutto poiché il complesso della produzione alimentare italiana è pari al 15% del Pil. Poi in termini occupazionali, dato che il numero di lavoratori dipendenti nel settore ammonta a oltre un milione sui 12 milioni del totale iscritti all’INPS. Ma anche in termini di coesione sociale e integrazione multietnica, visto che l’agricoltura garantisce lavoro ad oltre 100 mila immigrati dei più diversi Paesi extra Ue.

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